Sento già la sabbia tra le dita, fine e soffice, solo un poco fastidiosa
sedermi alla riva dove il mare è abbastanza vicino da sentire il suo odore
di salsedine misto al profumo della pineta che veglia silenziosa alle mie spalle
Sento già il vento leggero della mattina fresca passarmi tra i capelli
scompigliandomi, lo sento sulla pelle che accarezza e mi vizia
mentre gli occhi quasi socchiusi dalla luce del sole appena sveglio
scrutano l'orizzonte come se stessi aspettando di vedere qualcosa sul confine
che separa il mare dal cielo, quel confine così netto purchè chiaro
e leggero
tra l'acqua e l'infinito dell'azzurro appena dipinto dal giorno.
Resto lì ancora un secondo,
ancora un minuto disturbata solo dal passaggio di un gabbiano che in volo
cerca il suo vivere così lieto e naturale.
Per lui che l'anno lo passa su questo mare, così poetico per me, forse anche
un po stanco delle onde danzanti prima leggere di prima mattina e poi scatenate
con l'avvenire del giorno,
e si ripetono e si susseguono.
Ma io, così piccola e insignificante davanti a tutto questo, che attendo un anno
per poterlo godere, passo e ripasso lo sguardo tra uno scoglio e un ombrellone ancora
chiuso come per stampare l'immagine in testa
e potermi consolare nell'inverno e nella tempesta...
Il giorno è primo tra i giorni che passerò nel suddetto contesto,
ma sicuro non mi basterebbe un eternità per stancarmi di questo.
una culla gigante che si fonde con me,
solo un tocco all'acqua che più fredda non è
Un piede si bagna, poi la mano ed il braccio, mi immergo in quell'acqua salata e placata
suggerisco a me stessa di non uscire mai
ma un granchio mi pizzica, dico a me stessa-è ora che vai-